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Wireless in Catalogna – day 2

Tuesday, June 23rd, 2009

Quindi dopo una notte in ostello, mi inoltro nella campagna ed arrivo alla stazione di Vic. Mi aspetto di trovarmi davanti un ragazzo della mia età, una specie di Nino in versione catalana, e invece vedo che Ramon è un signore sulla quarantina. Dopo le dovute presentazioni andiamo alla piazza centrale del paese, dove ci sono alcuni nodi di guifi, camuffati per rispettare i vincoli del centro storico.

Davanti ad un caffè, spiego a Ramon che in confronto alla loro rete, la nostra è molto piccola, e che uno dei motivi è il fatto che in Italia le leggi non sono favorevoli alla costruzione di reti wireless comunitarie, sia per quanto riguarda i collegamenti su suolo pubblico, sia per fornire Internet e per la data retention. Ramon mi dice che secondo una direttiva europea, cioè la 2002/20 (che ancora non ho avuto il tempo di leggere, n.d.a.), chiunque può diventare operatore di telecomunicazioni, e se si opera nella banda libera e senza scopo di lucro allora non c’è nemmeno bisogno di chiedere autorizzazioni. In più la direttiva dice che i Paesi membri dell’Unione Europea avevano un tempo limite entro il quale aderire, e dopo quel tempo sarebbe stata valida la direttiva anziché le leggi locali. Inoltre, tramite la fondazione guifi, ci potrebbero dare una mano su questo fronte.

Per quanto riguarda la campagna catalana, invece, non c’è banda larga fuori dai paesi, perché agli operatori non conviene. Ma visto che il comune ha la banda larga, e visto che questa viene pagata dai cittadini, invece di essere costretti ad andare in biblioteca negli orari stabiliti per fare una semplice ricerca scolastica, hanno pensato bene di mettere su una rete wireless. Con la partecipazione di comuni, privati cittadini e negozianti, che vendono nodi di livello professionale già pronti e/o si fanno pagare per eseguire le installazioni o operazioni di manutenzione, gufi è cresciuta molto in fretta, fino ad arrivare, appunto, a circa 7 mila nodi. E’ successo anche che una catena di supermercati della zona volesse collegare tra di loro i suoi edifici, e ci è riuscita passando attraverso guifi.

Quindi lasciamo la piazza principale di Vic per andare a fare un giro in campagna e per andare da una signora che ha dei problemi di collegamento. Per la strada, Ramon mi mostra alcune installazioni, spesso su edifici posseduti dal comune, in uno dei quali avevano addirittura una sala server di guifi. Da edifici piuttosto alti e con i 5Ghz (frequenza poco affollata ma che si sta riempendo in fretta), riescono a fare collegamenti lunghi e stabili, ma, mi dice Ramon, non come gli ateniesi, che sono i maghi del tuning (“they are very geeky”) e che riescono ad ottenere throughput da favola, provando a regolare tutti i parametri in tutti i modi.

Arriviamo quindi alla villa con i problemi di collegamento. Una simpatica signora ci accoglie e ci porta in balcone, dove noto subito una NanoStation, come quelle con cui stiamo smanettando ultimamente a Roma. Da lì parte un cavo fino al piano di sotto, dove c’è una scatola con un WRT, usato per connettersi da dentro la casa. Non risolviamo il problema, in parte perché la soluzione non è immediata (il WRT è morto e non sembra abbia intenzione di riprendersi), ed in parte perché dovrebbe essere chi ha fatto l’installazione ad essere richiamato per le operazioni di manutenzione, altrimenti la rete non scala.

Tornati in macchina, passiamo vicino all’autostrada e in alto, in cima a dei pali, ci sono delle telecamere di videosorveglianza. Sono la prova che sotto l’autostrada c’è connettività: fibra ottica, pagata dai cittadini e sfruttata soltanto in minima parte. Tramite la fondazione guifi sperano di riuscire ad avere la gestione anche della fibra ottica dell’autostrada e di consentirne quindi l’accesso a tutti. Un primo successo è stato il far firmare ad un sindaco delle vicinanze un documento in cui si dichiara l’intenzione di dar vita al progetto di interconnessione in fibra tra paesi (lo stesso progetto di cui mi aveva parlato Roger), ed in cui si coinvolge anche la fondazione.

A casa di Ramon c’è un piccolo traliccio con sopra quattro antenne puntate in direzioni diverse, connesse ad una Microtik. Ha un bell’ufficio-laboratorio, con vari computer, telefoni voip ed apparati sparsi. Quindi conosco la sua famiglia, con la quale pranzo, cercando di carpire i discorsi in catalano e gustando un fantastico gaspacho. Salutiamo, visto che Ramon mi da un passaggio fino in aeroporto.

Insomma, un’esperienza molto costruttiva che mi ha fatto capire che una rete comunitaria per essere messa in piedi ha bisogno di un impegno consistente dal punto di vista organizzativo e strutturale, che i buoni rapporti con le istituzioni possono dare una bella accelerata, che la componente tecnica è importante, ma che non deve essere per forza la priorità, anche se è la parte più divertente.

Spesso spiegando a qualcuno cos’è una rete wireless comunitaria mi sento come se parlassi di un’utopia irraggiungibile, mentre guifi è molto concreta: un esempio di modello di sviluppo alternativo messo in pratica che bisognerebbe far conoscere anche in Italia.

Ciao,
Clauz.

Wireless in Catalogna – day 1

Tuesday, June 23rd, 2009

Trovandomi dalle parti di Barcellona, invece di fare il solito giro turistico ho pensato bene di seguire il consiglio di Juergen Neumann, di Freifunk, e cioè di andare a trovare i membri di guifi, una wireless community network molto grande ed attiva in Catalogna.

A Barcellona ho un appuntamento con Roger, già conosciuto al Wireless Community Weekend 2008. Mi spiega che in realtà in città non ci sono molti nodi e che la maggior parte della rete si trova in campagna. Comunque andiamo a casa sua, non lontano dal centro, dove Roger ha dei nodi in balcone, costruiti con una Microtik, una Alix, antenne a pannello ed un server nell’armadio, e dove incontriamo Sebastian, un altro membro della community catalana.

Mi spiegano che un motore importante della crescita della loro rete, che ha raggiunto i 7 mila nodi, è il sito Web. Registrandosi sul sito, si può progettare un nodo attraverso un wizard, scegliendo la posizione geografica, il tipo di hardware, ed ottenendo sia la lista dei nodi vicini a cui è possibile collegarsi, con tanto di dati sugli ostacoli naturali presenti in linea di vista, sia uno script di configurazione, provvisto di indirizzi IP, di solito da copiare ed incollare sulla pagina di configurazione del nodo/router. Per provare il sistema di guifi, si può andare su test.guifi.net, registrarsi e progettare un nodo, che rimarrà sul server di test senza contaminare il vero database dei nodi. Il codice sorgente del sito (in particolare un plug-in di drupal con il wizard di cui sopra) è liberamente disponibile.

La maggior parte degli apparati della rete sono Microtik, con il firmware originale. I link punto-punto sono fatti in WDS, e per la stabilità del link, se una radio fa un collegamento punto-punto, fa solo quello. Se si vuole anche la modalità AP, si utilizza un’altra interfaccia radio dedicata solo alla modalità AP. Alcuni nodi, invece, sono apparati, anche economici, in modalità managed. Alla fine quella che si ottiene è una rete con una topologia gerarchica, in cui, cioè, alcuni nodi sono più importanti di altri (supernodos) ed in cui i nodi finali non “ridistribuiscono la connessione” ai propri vicini. In questo modo, si hanno nodi piuttosto costosi, soprattutto nel backbone, ma a quanto pare i collegamenti sono molto stabili e performanti.

Per quanto riguarda i protocolli di routing, necessari quando un collegamento wireless smette di funzionare, fanno girare OSPF e BGP, anche se a quanto pare in alcune piccole zone si sta sperimentando con OLSR, B.A.T.M.A.N. e B.A.T.M.A.N. Experimental, utilizzando apparati in modalità ad-hoc.

Nella loro rete ci sono vari servizi locali: server VoIP, server di giochi, radio online, etc. E anche la connessione al World Wide Web è considerata un servizio: per uscire dalla rete guifi ed “andare su Internet”, infatti, il meccanismo più utilizzato è quello dei proxy autenticati. In questo modo per l’utente c’è il vantaggio di poter scegliere il proxy da utilizzare e, per chi fornisce l’accesso al Web (comune o società che sia), c’è la possibilità di autenticare gli utenti. In più non è l’utente che si connette direttamente al Web, ma l’utente che chiede al proxy di scaricare una pagina per lui, e questa sottile differenza in alcuni casi può far comodo dal punto di vista legale. Ed infatti un altro dei fattori che influenza la crescita della rete è il fatto di poter giocare completamente a carte scoperte, soprattutto nel momento in cui ci si interfaccia con le istituzioni.

Mi dicono anche che da poco esiste la fondazione guifi, ottenuta dopo un anno di burocrazia, ma grazie alla quale possono passare a progetti ancora più ambiziosi, come ad esempio la fibra ottica. Ci sono infatti nella campagna catalana tre paesi vicini: due di questi sono già interconnessi con della fibra ottica, pagata dai due comuni ma molto sottoutilizzata. L’idea di guifi è di connettere questo terzo paese agli altri due, stendendo della fibra ottica, utilizzando dei pali del telefono che sono completamente inutilizzati ed abbandonati. Poi fare in modo che la gestione della fibra passi alla fondazione guifi, con l’obiettivo di mantenere l’infrastruttura disponibile a chiunque si voglia connettere (istituzioni, aziende, privati cittadini).

Il progetto guifi (sito, struttura della rete, …) è nato da Ramon Roca, e poi altri gruppi in altri paesi si sono aggregati al progetto, diventando di fatto una federazione di reti e raggiungendo in poco tempo una discreta massa critica. E infatti sembra che le istituzioni abbiano iniziato a prenderli sul serio quando hanno raggiunto quota mille nodi.

Dopo una telefonata, mi riferiscono che Ramon Roca mi aspetta l’indomani mattina in un paese chiamato Vic, facilmente raggiungibile con un’ora di treno da Barcellona.

continua…