Ninux a La Rustica
L’approccio non era stato dei migliori: sbrigativamente identificato come “quel signore che venne al fusolab”, i giovani nerd (quasi tutti ancora da nascere il giorno che mi immatricolavo all’Università) mi osservavano intrusarmi nel loro mondo.
Io, di aspetto ben poco ventenne, avevo finalmente scoperto come dare sfogo alla mia-mai sopita passione del networking amatoriale: un’intera rete geografica, messa in piedi da una tribù di socievoli esperti, con cui sperimentare; un playground che mi consentiva di aggiornare le mie competenze, vergognosamente allineate ai tardi anni ’80 del passato millennio.
E così, complice una invidiabile logistica (mansarda con terrazzo a 100 metri s.l.m., che a Roma “fa molto montagna”), ho attrezzato in sequenza:
- un router IPv4/IPv6, ottenuto riciclando a OpenWRT un vecchio Linksys che si annoiava da un paio d’anni in un cassetto;
- una Ubiquiti Nanostation M5, arrivata a tempo record dal distributore nonostante il periodo natalizio (si chiama “crisi”);
- una decina di metri di FTP e relativi connettori schermati (e pinza crimpatrice a corredo, quest’ultima a 9 euri da un qualsiasi Brico);
- un palo da 6 metri, tanto per superare l’unica costruzione più alta della mia sui 360°, che Murphy aveva molto opportunamente piazzato tra me e il nodo ninux candidato a farmi da porta d’accesso alla rete;
- un UPS per tenere in continuità tutta l’elettronica;
Ho complementato questo hw con:
- una verifica sulle caratteristiche di autoportanza del palo stesso (e ci siamo, finché la M5 rimane in scarsa compagnia);
- una aggiornata veloce alle tecniche di crimpaggio, attività che avevo abbandonato dal 1993;
- qualche trucchetto bricoleur per montare e intubare nelle sue guaine tutto questo materiale con due sole mani;
- un PC con pennetta Internet e skype operativo, per avere l’assistenza al puntamento;
- … e naturalmente l’inossidabile “vi”, che mi è rimasto attaccato ai polpastrelli dal 1983.
Risultato: in due settimane è nato RusticaSalcito, nodo della rete ninux. First accomplishment.
Ma una volta che hai il nodo, giocare con protocolli e firmware è la metà del bello: l’altra metà è dare servizio.
Ed ecco che da un’altra polverosa cantina è scesa dal Tuscolo un’antenna outdoor da 9dB, col suo bel coax montato: e allora tira via l’antennina del Linksys, adatta una staffa da due altri pezzi (che quando furono fusi tutto immaginavano tranne il destino a cui li stavo per condurre) e via: ah, dimenticavo, la pigrizia mi ha impedito di smontare il mio bel palo, e così ho dovuto supplire con del fegato/incoscienza per arrampicarmi e camminare di notte sulle tegole spioventi, per montare l’outdoor non solo “out” ma anche ben “up” sul palo.
Risultato: adesso abbiamo anche l’hot-spot La Rustica, che illumina con raggio >200 metri sia IPv4 che IPv6 (radvd + sixxs = magic&free). Una verniciata con nodogsplash per vestire la prima pagina del browser, una spruzzata di olsrd aggiunto al Linksys per ruotare pacchetti anche verso ninux e vai con la clientela, che a La Rustica è molto cirillica.
E come direbbero i messicani degli spaghetti-western:
salu2 amigos y hasta pronto.
Tags: brico, ninux, ninux.org, nodo, openwrt, roma, rustica, wireless
February 13th, 2011 at 12:25 pm
[…] This post was mentioned on Twitter by Niccolò Avico and ninux.org, ninux.org. ninux.org said: Ninux a La Rustica L'approccio non era stato dei http://blog.ninux.org/?p=1152 […]
February 14th, 2011 at 2:26 am
LooooooL 🙂